Due mesi dall’apertura di Ling’s

Ecco, in un batter d’occhio e allo stesso tempo dopo un’eternità, sono già passati 2 mesi da quel fatidico  mercoledì 11 Agosto, quando tutto è finalmente iniziato.

Ricordo ancora vivido come ieri la mezz’ora prima di aprire le porte, c’erano mia cugina, il suo ragazzo Giulio, il mio amico d’infanzia Ale, tutti intenti chi a pulire il cesso, chi a lavare il pavimento o a mettere in sesto la sala, mentre io terminavo in fretta e furia la preparazione delle costine e del riso, che sono venute quella sera una vera schifezza.. e pregavo che i ravioli almeno fossero mangiabili dato che non avevo avuto neanche un momento per assaggiarli…. Insomma, alle 18 spaccate spalanchiamo la porta d’ingresso e fuori c’era il Far West bolognese, nessun’anima in giro per Bologna – giustamente- l’11 di Agosto, figurati nella sperduta Via Leandro Alberti, mancava solo il rotolone di fieno.

Poi, verso le 19 circa, non so come, le prime anime si sono presentate al locale, la sala si è riempita, i primi asporti, e non abbiamo capito più nulla. Avevo tre fuochi a induzione, di cui funzionanti 2, 4 padelle messe in croce, la lavastoviglie che quella sera ha avuto qualche acciacco, le comande che si attaccavano alla padella perché – geni- li mettevamo sullo stesso tavolo in cui poggiavo poi la padella bollente…

Abbiamo finito tipo alle 2 e mezza di notte, a pulire, rassettare la sala, lavare i piatti, e non mi sembrava vero che 1)avessi davvero aperto dopo così tanto tempo; 2) di essere comunque sopravvissuta e non essere stata sbranata da qualche cliente per l’enorme ritardo nella consegna; 3) che non sono sola e che con me c’è Erik e ci sono gli amici di sempre che mi supportano in questa pazzia vera e propria.

Forse una delle sere più belle di sempre.

Che dire dopo 2 mesi?

 Sicuramente infinita stanchezza che mai avrei potuto prevedere, tanta era l’ansia e l’agitazione di aprire. Tra i miei schemi, tabelle Excel e calcoli, non avevo tenuto conto il fattore “stanchezza” che più di tutti toglie fiato e soprattutto chili. Fare i ravioli, così come ho imparato sin da piccola , e così come ho voluto implementare nel mio locale, quindi con il mattarello, partendo dalla materia prima fresca, vuol dire ore e ore china sul tagliere, a tirare la sfoglia, a tagliare chili su chili di cavolo e cipollotto (quante lacrime!), vuol dire fitte continue alle gambe per il troppo stare in piedi o dolori costanti alla mano per il continuo tagliare con il coltello. Vuol dire andare a letto alle 2 di notte o oltre, perché non si finisce mai di mettere a posto, e svegliarsi di soprassalto la mattina, temendo di essere in ritardo per qualche appuntamento o consegna.

Ogni tanto vorrei essere una 老板娘  lǎobǎnniáng, ovvero la classica figura della boss cinese costantemente seduta davanti alla cassa, in qipao magari, a battere solo scontrini.. ma non è l’idea di locale che vorrei e non sarei neanche io a mio agio in questi panni.

Ma mentirei se vi dicessi che vi è solo stanchezza.

Non si può descrivere la soddisfazione che provo quando vedo un cliente che apprezza il cibo che preparo, lì mi sento realizzata come persona e come professionista, e tutto acquisisce un suo senso, le ore di lavoro, la stanchezza, l’ansia, tutto scompare per far posto alla gioia di sapere di aver creato tutto sommato un qualcosa di buono e, forse, di unico nel suo genere.

Per qualche cliente il nostro locale ricorda molto un ristorantino newyorkese o parigino; un altro cliente che viene da San Francisco qualche giorno fa mi ha detto che il nostro locale gli ricorda casa- buffo a dirsi!

Dal canto mio, mi piace l’idea che in questo localino/ristorantino uno ci possa trovare il mondo a Bologna, una vera fusione di gusti e di culture, e non etichette etniche, forse è ciò di cui veramente si ha bisogno.

E poi mi piace incontrare e vedere tutta questa varietà di umani in pochi metri quadrati! Ci sono coppie di anziani che non hanno mai assaggiato i ravioli cinesi e mi chiedono se hanno il sugo o meno o se sono dolci; poi ci sono le famigliole con i bimbi bellissimi ma pestiferi che mi distruggono le piante; le coppiette romantiche nei loro primi appuntamenti; i loro cani; persone che litigano davanti a un raviolo (almeno rende la cosa meno dolorosa); giovani amici che si ritrovano e hanno battezzato il nostro locale per la serata “ravioli+birra” ; l’impiegato solitario che ci sceglie per la sua pausa pranzo diversa dal solito; turisti che si sono persi fuori dal centro e si ritrovano nel nostro locale.

Devo dire (e nello stesso momento in cui lo scrivo so che accadrà) che non ho ancora incontrato nessun umano spiacevole, eccetto forse 2 o 3, la stragrande maggioranza dei clienti che è venuta e sta venendo al locale è super affabile, open-minded, simpatica, e paziente eheh – soprattutto i primi tempi quando ero da sola in cucina e i tempi erano abbastanza jurassici.

Oh, un mio amico dei tempi del liceo mi ha rivelato che il mio locale gli ricorda una macchina del tempo. In effetti, in questo luogo ho rincontrato moltissime persone conosciute nell’arco di 20 anni! Dai compagni delle elementari, alle medie, al liceo, i compagni dell’università, gli ex-colleghi degli innumerevoli lavori fatti, i vicini di casa, i parenti vicini e lontani, tutti, in un modo o nell’altro, sono passati di qui. Tutti cambiati ma pur sempre gli stessi.

Ecco, tutto ciò non sarebbe stato possibile se non avessi aperto Ling’s.  

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